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Se l’LND vincerà le elezioni sarò “al di sopra del Presidente”

Giovedì scorso, durante una conferenza stampa, Aung San Suu Kyi ha detto che se il suo partito uscirà vincitore dalle elezioni di domenica prossima, “lavorerò  “al di sopra del Presidente” e, in questo ruolo, farò da guida per il governo del Paese.”

Alla richiesta di approfondimenti, ha risposto: “Ho già fatto qualche progetto”.

“Noi abbiamo detto molto apertamente che il Presidente sarà qualcuno che rappresenti l’LND. Prenderò io le decisioni più importanti che riguarderanno il governo.  Il Presidente dovrà lavorare in accordo con la politica dell’LND”.

Come è noto, la via della presidenza per lei è preclusa dalla norma costituzionale che vieta l’accesso alle alte cariche per chi ha parenti stretti nati all’estero. E i suoi due figli hanno passaporto britannico, così come suo marito era un professore universitario inglese.

Nella stessa conferenza stampa, parlando del problema delle possibili frodi nel cosiddetto voto anticipato, ha detto: “Recentemente abbiamo avuto notizia che in alcune parti del Paese, si sia cominciato a votare anticipatamente. Questo va contro le regole e i regolamenti fissati dalla Commissione Elettorale dell’Unione. Sarebbe troppo lungo entrare nei dettagli. Forniremo a tutti le informazioni in merito”

Le è anche stato chiesto se pensa che tutti gli organi delle forze armate accetteranno il risultato elettorale. “Pretendere tutti, forse è troppo, un numero sufficiente può bastare”.

In relazione al fatto se essa pensa che i risultati delle elezioni 2015 potrebbero essere trattati (dai militari) allo stesso modo di quelli del 1990, la sua replica è stata: “Non credo che il 2015 possa essere assimilato al 1990 e neppure al 2010. Nel 2010 vi furono frodi diffuse proprio nel caso dei voti anticipati. Nessuno fece qualcosa per queste frodi.  Ma ora abbiamo il popolo che rifiuta queste cose. Il popolo ha preso sufficiente coraggio per far sentire la propria voce. Per questo la situazione è molto diversa. Penso che il 1990 non si ripeterà. L’importante è mantenere calma e tranquillità prima delle elezioni ed opporsi ai tentativi di frodi elettorali con efficacia, usando la legge.”

(La vittoria elettorale dell’LND nel 2009 fu ignorata dai militari, mentre il partito di Suu Kyi boicottò quelle del 2010 ritenute né libere, né trasparenti.)

La speranza di molti è che le elezioni di domenica 8 novembre siano le più libere e trasparenti per il Paese, ma resta qualche preoccupazione per la lunga storia di democrazia soffocata dal potere militare che ha conosciuto la Birmania.IMG_1314

Quasi contemporaneamente il cardinale Charles Bo, arcivescovo di Rangoon, ha espresso i suoi voti per le elezioni in una dichiarazione rilasciata all’agenzia Fides.

Mentre si assiste a “un momento cruciale nella storia del Myanmar”, negli ultimi giorni prima del voto “c’è bisogno di una vigilanza supplementare. Auspichiamo che queste elezioni siano un processo trasparente, per garantire un voto libero ed equo anche ai poveri e agli emarginati”: Si tratta, nota il Card. Bo, delle “prime elezioni libere: 93 partiti, 5.800 candidati dei partiti, 3.000 candidati indipendenti. La ricerca per la democrazia è vitale in Myanmar oggi”. Il Cardinale apprezza “i leader e la loro visione della democrazia”. “Evitare la violenza elettorale è una sfida difficile e sono contento che le nostre leggi e le autorità siano all’altezza della sfida” rimarca. Definendo “encomiabile” il coraggio della Commissione elettorale che “affronterà il lavoro con neutralità professionale”, il Card. Bo ricorda che “la gente vuole elezioni pacifiche” e che “il diritto al voto è sacro”. “Attraverso questo diritto, le persone determinano il loro futuro. Andare nella cabina elettorale è un pellegrinaggio di speranza. Tutti noi intraprendiamo questo pellegrinaggio. Il nostro destino è nelle urne. La democrazia, per il popolo, dal popolo e del popolo, ha forgiato la storia delle grandi nazioni. Il Myanmar aspettava questo momento da secoli”.
“Oggi è il nostro appuntamento con quel destino. Insieme ci ritroviamo o insieme cadiamo. Le urne determineranno il nostro futuro. Dio ha benedetto questa nazione con immensi tesori, ma il tesoro che vale più di qualsiasi altro è la fratellanza umana, una nazione arcobaleno di 135 tribù e con le principali religioni. Abbiamo bisogno di pace oggi”. L’auspico finale è che il voto “porti pace e prosperità per questa nazione” e che il Myanmar “ritrovi il suo storico splendore”.

Nel frattempo Naing Ngan Lynn, il candidato LND ferito la scorsa settimana a colpi di machete durante una manifestazione a Yangon, è stato dimesso dall’ospedale e, pur con entrambe le braccia ancora fasciate per le ferite, ha ripreso la sua campagna elettorale.

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