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Sandra Zampa: “San Suu Kyi acceleri il cambiamento con riforme”

Domani, 1 febbraio 2016, si riunisce per la prima volta il nuovo Parlamento del Myanmar uscito dalle elezioni dell’ 8 novembre scorso che hanno visto il travolgente successo della Lega Nazionale per la Democrazia, il partito guidato da Aung San Suu Kyi.

L’on. Sandra Zampa, presidente dell’Associazione Parlamentare Amici della Birmania, parla di questo storico evento.

La transizione in Myanmar è avviata e ora Aung San Suu Kyi con la sua leadership dovrà accelerarla, avviando nuove riforme civili, istituzionali ed economiche, ma la comunità internazionale dovrà aiutare questo difficile cammino ormai irreversibile. Sandra Zampa, presidente dell’Associazione Parlamentare Amici della Birmania, spiega all’AGI prospettive e problemi alla vigilia dell’avvio ufficiale del nuovo corso birmano.

Lunedì primo febbraio il nuovo Parlamento del Myanmar, uscito dal voto dell’8 novembre, si insedierà per la prima volta ed avrà così inizio una nuova fase per il paese, con la guida del partito di Aung San Suu Kyi, che avrà una larga maggioranza parlamentare. La premio Nobel non potrà diventare presidente del Paese, poiché’ sposata con un britannico, ma sarà vicepresidente e avrà sicuramente un ruolo centrale nella guida del Myanmar nel completamento della transizione democratica. Sandra Zampa spiega che di certo è ormai “acquisita la grande spinta politica per il cambiamento impressa dal voto popolare l’8 novembre, la transizione sarà accelerata ma ci vorrà tempo prima di considerare acquisita la democrazia. Dopo l’insediamento del nuovo Parlamento e del nuovo Governo dovranno entrare in funzione tutte le procedure democratiche, avviata la riconciliazione nazionale, stabilizzato il ruolo dell’esercito, garantite le libertà fondamentali. Si pensa che dovrà essere cambiata la Costituzione, voluta nel 2008 dai militari, che non consente ad Aung San Suu Kyi di essere eletta Presidente e dovrà essere assicurata la fine dei conflitti etnici. Ci vorra’ ancora del tempo per considerare ormai acquisita la transizione”.

Aung San Suu Kyi ha di recente proposto la formazione di uno stato federale per sanare le lotte etniche interne e arrivare a una “riconciliazione nazionale” ma la strada appare in salita e qualcuno teme che la sua leadership venga appannata. Ma per Sandra Zampa “la strada della riconciliazione nazionale potrebbe essere meno ardua del previsto. Il Governo uscente e i militari hanno riconosciuto la sua vittoria, Aung San Suu Kyi li ha subito chiamati a colloquio lanciando l’obiettivo della riconciliazione nazionale. Del resto e’ la sua impostazione democratica e non violenta a renderla credibile, così come tutta la sua vita”. La leader della Lega nazionale per la democrazia, ha chiesto di recente il cessate il fuoco la’ dove c’è conflitto con le etnie come premessa per lo sviluppo democratico del Paese, ricorda Zampa, “niente è facile per lei, dopo più di cinquant’anni di dittatura, ma oggi e’ lei e il suo Partito che sono stati chiamati a guidare il Paese e questo fa la differenza. La sua leadership è grandissima, non saranno le difficoltà ad appannarla”. La sfida che la premio Nobel e tutto il Myanmar hanno di fronte è molteplice e riguarda i diritti civili ma anche molte riforme economiche, timidamente avviate dal governo uscente. “E’ prevedibile che il Governo di Aung San Suu Kyi si impegnerà, come promesso, per un cambiamento radicale del Paese, provato dalla povertà e dall’oppressione della dittatura. Le riforme politiche, economiche e sociali – assicura Sandra Zampa – saranno in primo piano e Aung San Suu Kyi guiderà il suo Paese ad essere protagonista sulla scena asiatica e mondiale come è nelle attese. Tra i suoi primi incontri dopo il voto ci sono stati quelli con gli ambasciatori e i delegati dei principali Paesi : Usa, Uk, Cina, Giappone, India. Anche con l’Ambasciatore dell’Italia”.

Ora la comunità internazionale si attende novità sul piano dei diritti civili e la presenza di un premio Nobel ai vertici del paese fa ben sperare: “E’ in nome dei diritti umani e della democrazia nel suo Paese che Aung San Suu Kyi ha combattuto per lunghi anni e ora che e’ alla guida della Birmania farà tutto quanto è in suo potere per realizzarli. Ha sempre detto – ricorda la presidente dell’Associazione Parlamentare Amici della Birmania – che il suo ruolo non era quello di una icona del Nobel dei diritti umani, ma di essere una politica che si assumeva la responsabilità delle scelte concrete per il bene del suo popolo. Ciò che ha fatto fin qui non è stata solo una lezione di vita e di politica, ma l’azione concreta che nella non violenza ha condotto il suo popolo alla conquista della democrazia. Aung San Suu Kyi continuerà su questa strada, ne sono certa. La Comunità Internazionale ha già visto la grande novità politica di cui Aung San Suu Kyi e’ stata capace, ora è bene che si impegni per aiutare la Birmania e investire in essa, come ha recentemente invitato a fare Romano Prodi, considerato che il Myanmar è collocato in una delle aree più dinamiche del mondo”. Sandra Zampa ricorda che “la povertà, le malattie, l’insufficiente alimentazione sono tra le più grandi difficoltà del Paese, soprattutto dell’infanzia. Aung San Suu Kyi lo ha ben detto nel suo messaggio per l’Expo 2015. L’apertura del mercato, già in atto, può favorire la crescita e l’apertura del Paese al mondo ma saranno necessarie istruzione e sanità, ora ai minimi termini”. Quanto all’Italia, come tutta l’Europa, sarà chiamata a sostenere la transizione. Aung San Suu Kyi “ha sempre chiesto agli altri Paesi di andare non solo per affari ma per sostenere la democrazia e il benessere del popolo. La sua Fondazione si è sempre occupata di istruzione e sanità, ai suoi Parlamentari che sta istruendo chiede studio, onestà, conoscenza del Paese, capacità di parlare l’inglese. Una gigantesca opera di investimento ideale, politico e culturale per evitare che l’ingresso del mercato, delle finanze e del consumo porti ulteriori differenze e minacci i valori spirituali del suo popolo. In realtà la spinta per il cambiamento è molto forte, le nuove tecnologie aprono il mondo di fronte ai birmani e tutto è in gioco. Toccherà a loro vivere con consapevolezza questo cambiamento e al mondo intero sostenere e rispettare questo popolo straordinario che ha restituito anche a noi l’amore per la libertà e per la democrazia”.

(30 gennaio 2016)

(Barbara Tedaldi per agi.it)

 

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