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Respinto dal Parlamento birmano progetto di legge di modifica costituzionale.

parlamentoOggi, 25 giugno, il Parlamento birmano, a Camere riunite, ha respinto un progetto di legge di modifica costituzionale che voleva ridurre il peso dei militari all’interno dell’assemblea legislativa.

Il voto mette fine alle speranze di Aung San Suu Kyi di poter cambiare la costituzione che le impedisce di accedere alla presidenza del paese.

Non avendo raggiunto il 75% dei voti, il progetto d’emendamento “non è adottato” ha proclamato il presidente del Parlamento, Shwe Mann.

388 parlamentari di entrambe le camere del Parlamento hanno votato a favore di un emendamento che avrebbe dovuto eliminare il potere di veto dei militari; la maggioranza richiesta per approvare un tale cambiamento era però di 498 voti su 664 parlamentari totali, cioè il 75%.

Il voto ha avuto luogo dopo tre giorni di acceso dibattito tra deputati eletti e i più di 160 soldati in uniforme. In esame c’era un progetto volto a ridurre il potere di veto in seno al Parlamento dei militari, portando la percentuale di voti necessari per modificare la Costituzione dal 75% al 70%.

A tutt’oggi, però, un quarto dei seggi parlamentari è riservato ai militari in divisa, che in questo modo hanno la possibilità di bloccare ogni decisione.

Fintanto che non sarà modificata questa regola – è l’avvertimento di Aung San Suu Kyi – non ci sarà un vero cambiamento nel paese.

E’ previsto che il suo partito, la Lega Nazionale per la Democrazia LND, sarà il grande vincitore delle prossime elezioni legislative, previste per ottobre o novembre 2015, ma l’accesso alla presidenza della Birmania è ancora impossibile per Suu Kyi a causa di un articolo della Costituzione che esclude da questa possibilità le persone che abbiano congiunti o figli stranieri.

Una disposizione “cucita” su misura per impedirle di venire eletta a questa carica.

A fine del 2014 il suo partito aveva raccolto cinque milioni di firme per una petizione a favore della modifica della Costituzione.

(Nella foto: Aung San Suu Kyi in fila con gli altri parlamentari in attesa di esprimere il proprio voto)

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